Un insieme di foto che parte dall’esperienza del lockdown per riflettere sulle relazioni, sul corpo e sull’identità. Partendo da dei pacchi postali ho realizzato alcune maschere che ho poi consegnato a una selezione di persone, le quali le hanno indossate in casa, in alcuni momenti della loro quotidianità. La maschera diventa uno strumento che colora e mette in relazione identità diverse e fisicamente distanti. Ciascuna immagine che compone il progetto prende il nome dalla via in cui è stata immortalata.
Il progetto è stato esposto presso Mykolaiv, in Ucraina, all’interno del Festival di arte contemporanea My Art, e presso Bologna all’interno di Gender Bender, il festival internazionale di cultura contemporanea legata alle nuove rappresentazioni del corpo.